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La direttrice Angela Vattese, “Arte Fiera è la prima per fatturato in Italia”

La nuova direttrice ci spiega le novità e le caratteristiche dell'edizione 2017 della fiera aperta ai giovani, ma anche alla riscoperta di protagonisti che meritano di essere rivalutati

MILANO – Flessibilità, alternanza di moderno e contemporaneo, senza rispettare alcuna rigida divisione tra i due periodi, con l’obiettivo di socprire come cambia il linguaggio artistico. Sono queste le caratteristiche di Arte Fiera, la Fiera Internazionale di Arte Contemporanea in programma a BolognaFiere dal 27 al 30 gennaio 2017. quest’anno al timone della kermesse ci sarà il nuovo direttore artistico Angela Vattese, che in queste intervista ci spiega le novità e le caratteristiche della fiera aperta ai giovani, ma anche alla riscoperta di protagonisti che meritano di essere rivalutati.

 

Arte Fiera è arrivata alla sua 41esima edizione e lei è la nuova direttrice. Cosa contraddistingue questa edizione da quelle precedenti? E come ha vissuto questo incarico che le è stato affidato?

Arte Fiera ha un grande passato e il maggior fatturato tra le Fiere italiane. So che ha competitor italiani che si sono rafforzati negli anni, ma credo sia un organismo più sano di altri, capace, per esempio, di dare denaro e idee curatoriali alla città anziché prenderne. Ci sono le premesse per un buon lavoro, anche se certo non facile. Si tratta di sollevare una evidente sofferenza, che si palesa da circa un quinquennio e si riflette sulla selezione delle gallerie.

Questa edizione tenta una maggiore selezione rispetto alle precedenti, sia riguardo al numero delle gallerie, sia riguardo ai consigli dati per l’allestimento. Ho pregato qualcuno di limitare il numero degli artisti da presentare per evitare l’effetto quadreria, altri sono stati invitati a puntare su un solo show, in generale è importante che Arte Fiera sappia alzare la qualità in relazione ai suoi competitor italiani. Non è facile, perché altrove le istituzioni comperano opere o sostengono le loro fiere in vario modo mentre a Bologna la fiera fa tutto da sé. Questo è un segnale di grande salute, non si tratta cioè di una fiera drogata da soldi pubblici e ciononostante rimane la prima per fatturato in Italia, ma è anche il motivo per cui occorre che i galleristi in primis la difendano e ne difendano la qualità.

Ho cercato di dare una svolta alla sua immagine puntando sulla flessibilità, sull’alternanza di moderno e contemporaneo senza rispettare alcuna rigida divisione tra i due periodi. Ho cercato di fare scivolare l’aspetto mercantile in quello culturale offrendo al pubblico una bella libreria che è anche una piccola mostra, una forte attenzione alla fotografia attraverso una sezione dedicata, molti talk e una mostra al piano superiore, e ho ideato con l’aiuto di curatori delle rassegne di film, video e lectures d’artista che entreranno in città: dalla fiera al centro storico e viceversa.

NUEVA VISTA è una sezione dedicata agli artisti emergenti. Perché pensa sia importante dare spazio anche a personalità artistiche non ancora conosciute ?

Le sezioni Nueva Vista e Fotografia sono solo esempi di un’articolazione interna che va dall’aspetto commerciale a quello culturale, mescolando moderno e contemporaneo e ibridando tra loro tutti i mezzi espressivi. Tra questi ricordo la forte presenza dei filmati d’artista, che ArteFiera porta in città con una mostra di giovani italiani curata da Marco Bertozzi e una rilettura della filmografia internazionale sull’identità italiana curata da Mark Nash, nonché da lectures d’artista che mescolano il format della conferenza con quello della lezione curate da Chiara Vecchiarelli. Persino la libreria, Printville, a cura di Humboldt e a+m bookstore, sarà anche in parte una mostra, così  come l’esposizione di fotografia Genda.

Si tratta di una sezione piccolissima data da curare a un giovane tra i migliori italiani, Simone Frangi. Ha senso che una fiera abbia un angolo di proposte nuove, anche se appunto limitato – non si deve illudere il pubblico che ogni anno ci siano enormi quantità di artisti bravi emergenti – ma è anche giusto che in una fiera che ha soprattutto nel moderno la sua carta vincente si portino esempi di come cambia il linguaggio artistico.

Lei ha curato anche la sezione di fotografia, ci può raccontare di cosa si tratta?

Il bello delle Fiere oggi, e il motivo per cui ho ritenuto di potermici impegnare, è che l’aspetto mercantile si innesta su quello culturale e la fiera si espande nella città come un motore di attivismo.

Oggi abbiamo tutti in tasca una macchina fotografica, diffondiamo le nostre foto sui social, non siamo più lettori passivi dell’immagine ma anche autori che, come tali, possono capire un po’ meglio cosa vuol dire scegliere un soggetto, un’inquadratura, un lato inconscio di noi che viene fuori attraverso un’immagine che ci risulta inaspettata anche se l’abbiamo scattata noi. Credo sia  sempre più interessante, dunque,  vedere cosa fanno coloro che davvero si definiscono fotografi, pur sapendo che questo termine ha molte declinazioni: da chi usa ancora il linguaggio ortodosso dell’analogico a chi sfrutta ogni effetto speciale dato dal digitale e dalla postproduzione al computer.

Tra i vari eventi e  iniziative proposte da Arte Fiera quali pensa possano risultare più interessanti  per i giovani che desiderano riflettere sul ruolo dell’arte nella modernità?

Domandona! Per rispondere bisognerebbe sapere con certezza chi sono i giovani,  cos’è la modernità e cos’è l’arte. Io volo più basso. Mi basterebbe che i giovani di ogni età si sentissero indotti a riflettere. Sapendo che, per riflettere, occorre che l’attenzione si attivi e quindi ci sia una certa dose di eccitazione e di divertimento intellettuale. E’ tutto ma non è poco.

Trovo interessante che non ci siano falsi moralismi attorno al ruolo dei galleristi e a quanto, con loro in modo diretto e/o grazie alla loro partecipazione a una fiera, si possa fare per l’arte contemporanea. Bologna vive un momento di stallo nella direzione dei suoi musei e credo si possa affermare che ArteFiera può essere decisiva in una ripresa della visibilità, della qualità e della dose di sperimentazione artistica. Aperta ai giovani, ma anche alla riscoperta di protagonisti che meritano di essere rivalutati.

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