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La creatività di Irene Zundel in mostra a Venezia

Al pubblico veneziano, la Zundel propone l’emozione di immergersi in una “nuvola” composta da mezzo milione di fili, ciascuno teso da un piccolo peso

MILANO – L’artista Irene Zundel, per il suo debutto in Europa, ha scelto il palcoscenico veneziano, nei mesi della 57^ Biennale. L’artista messicana, Premio per l’arte alla Biennale del Contemporaneo di Firenze, in Sala Tiziano agli Artigianelli con l’istallazione “Oltre il velo dell’apparenza”, è affiancata da una selezione di suoi altri lavori recenti.

LA MOSTRA – Il visitatore, muovendosi, godrà di continue nuove prospettive, in un microcosmo di colori dove è reale ciò che è irreale e l’irreale è assolutamente reale. A seconda della prospettiva che si va a creare e a seconda dell’approccio e della visione dello spettatore-attore. All’astrazione, Zundel è giunta nella più recente delle sue fasi creative, dopo le esperienze nel mondo del design e il sodalizio con Enrique Jally, maestro che l’ha avvicinata alla scultura nelle sue forme classiche. Da subito, Zundel ha avvertito l’urgenza di destrutturare, le forme arrotondate dell’arte, per condurle alla purezza della geometria. Partendo dal triangolo, elemento per lei perfetto, l’ha ricomposto all’infinito trasmettendogli i colori del suo Messico.“Ho scoperto che tutto si può fare con la geometria. Anche rappresentare se stessi. Tutti i pezzi più recenti, sono miei ritratti. Parlano di me, del come mi sento oggi, rivelano il mio animo. Rappresentano un momento della mia vita felicemente armonico”, spiega l’artista.

I LAVORI – Nei lavori della Zundel si riflette l’eco degli artisti che lei ha avvertito più vicini. Da Escher ai maestri centro e nord americani dell’arte cinetica. “La mia ispirazione viene anche dal guardare, vedere, interagire con quello che ho visto e metabolizzato, oltre che da quello che vedo e che sogno”. Con in più l’urgenza della luce e del colore che l’ha portata a misurarsi con materiali per lei inusuali come il plexiglass e con il poliuretano. In una continua sperimentazione, alla ricerca di forme e materie che, nelle sue mani, riverberino riflessi, luce, colori e profondità. Alla ricerca di “media” fisici per dar corpo il suo mondo interno, che oggi è straripante di colori, emozioni e visioni.

Photocredit: www.studioesseci.net

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