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Il progetto per accogliere i senzatetto nelle case di New York

L'agenzia creativa statunitense Framlab, ha lanciato il progetto Homed, volto a creare particolari edifici per i senza tetto della città e che rispondo ai loro bisogni più essenziali

MILANO – Dicembre ha fatto il suo ingresso già da qualche giono portando con sè un’ondata di freddo e gelo che anche stavolta vedrà messe a rischio le già repentine condizini dei senza tetto. New York risulta essere una delle città tra quelle che hanno il più elevato numero di senzatetto. Gli homeless, come vengono chiamati nella Grande Mela. E’ sulla base di questi presupposti che l’agenzia creativa statunitense Framlab, ha lanciato il progetto Homed. Vediamo meglio di cosa si tratta

La triste realtà

Mentre il mondo sta subendo la più grande ondata di crescita urbana nella storia, in città come New York la terra è scarsa e gli affitti sono ai massimi livelli. Come risultato diretto di questi numeri in ascesa, sempre più persone non sono in grado di permettersi un posto in cui vivere e si ritrovano senza casa. La Coalizione per i senzatetto stima che ogni notte oltre 61.000 persone dormano nei rifugi per senzatetto della città e che altre migliaia dormano per le strade, nel sistema della metropolitana e in altri spazi pubblici. La spiegazione per l’alta popolazione di senzatetto di New York affonda le sue radici alla fine degli anni ’70. Durante questi anni la città si è rivolta contro le unità di occupazione a camera singola (SRO). Queste erano una forma di unità abitative che un tempo dominavano il mercato immobiliare di New York. Hanno ospitato una o due persone in stanze singole ed erano di dimensioni molto modeste. A causa della loro convenienza hanno svolto un ruolo vitale nel fornire alloggi ai più poveri della città. Nel 1955 i cambiamenti nel codice degli alloggi proibirono la conversione o la costruzione di nuove unità SRO e alla fine degli anni ’70 ne rimase solo un piccolo numero.

I palazzi a forma di esagono

In combinazione con una struttura flessibile già esistente in città, i moduli di alloggiamento a forma di esagono sono progettati per connettersi alla struttura dell’armatura, imballare densamente e creare un secondo strato attivo sulla parte superiore della parete vuota. In questo modo, questo forma gruppi di micro-quartieri sospesi di rifugi per i meno fortunati della città. L’unità è progettata per fornire una casa per tutto l’anno per i suoi residenti. Mentre la costruzione esterna di acciaio e alluminio ossidato si occupa dell’usura della città, l’interno è costituito da forme organiche di plastica stampata in 3D che, rivestite con laminato di legno, creano un ambiente caldo e accogliente. I moduli interni sono stampati in 3D da bioplastiche riciclabili, offrendo un assemblaggio molto più ecocompatibile ed economico rispetto a uno tradizionale simile. Come equipaggiamento, illuminazione, stoccaggio e arredamento, una serie di sensori possono essere incorporati nel modulo, così ogni spazio può essere adattato al singolo residente e soddisfare i suoi bisogni e desideri. In quanto tali, le unità non sono semplicemente un luogo di rifugio, ma un luogo in grado di sostenere e migliorare la vita.

Foto: Behance

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