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Il Museo ebraico di Berlino, un esempio di architettura emozionale

Ripercorriamo la storia attraverso le testimonianze, i ricordi e i luoghi che testimoniano l'Olocausto

MILANO – Nel Giorno della Memoria, ripercorrendone la storia attraverso le testimonianze e i ricordi, vi sono alcuni luoghi che riescono a trasmetterci forti emozioni e creare nel visitatore un momento di riflessione. Nel mondo dell’arte e dell’architettura, tra i luoghi simbolo, il Museo ebraico di Berlino è probabilmente l’esempio più emozionante nel contesto dell’ architettura contemporanea. Esso si contraddistingue per essere di grandi dimensioni, interattivo e soprattutto altamente suggestivo. Aperto dal settembre 2001, la forma e lo stile rispecchiano una struttura concettuale complessa di caratteri cifrati, codici e temi filosofici. Dal gennaio 1999, il Museo Ebraico fu reso accessibile al pubblico riscuotendo un grande successo e interesse, anche se all’inizio era ancora ‘vuoto’. Nel settembre 2001, fu stata aperta la mostra permanente che racconta la storia e la vita degli ebrei di lingua tedesca.

IL MUSEO – Il Judisches Museum Berlin, Museo ebraico di Berlino, si trova affianco all’ex Museo della storia di Berlino, dal quale si accede attraverso un tunnel sotterraneo. Originariamente infatti, il progetto nacque per ampliare il preesistente edificio storico, inserendosi nel quartiere barocco, il Friedrichstadt sud, distrutto dalla guerra. L’edificio, costruito dall’architetto Daniel Libesckind, è un grande esempio di architettura del XX secolo: il disegno, la forma, lo stile e gli interni sembrano essere una metafora della tragedia che milioni di ebrei hanno subito durante l’Olocausto.

LA STRUTTURA SIMBOLICA – Il museo è un volume che si chiude in se stesso, privo di qualsiasi contatto con la città; non ha un accesso diretto dall’esterno e per poter accedere bisogna passare dal vecchio edificio. L’entrata al museo è stata intenzionalmente resa difficile e lunga, per far rivivere al visitatore il difficile cammino della storia ebraica. La struttura crea dei ‘vuoti’ che lasciano il visitatore attonito difronte all’inspiegabile brutalità umana unico esemplare animale ad uccidere componenti della propria specie con ferocia e brutalità. Visto dall’alto l’edificio ha la forma di un fulmine, e con il suo aspetto esterno ‘ripido’ e quasi privo di finestre è stato spesso interpretato come una stella di Davide spezzata, destrutturata, con la sua minimale costruzione, le sue pareti di acciaio, è carica di simbolismo.

L’INTERNO – L’edificio, chiamato “Between the lines” dallo stesso Libeskind, ha alla sua base 3 percorsi: la strada dell’Esclusione che conduce all’Holocaust Tower, una torre vuota e buia di 24 metri; la strada dell’Esilio che conduce al giardino E.T.A. Hoffman, una foresta di colonne di cemento inclinate; e i Void, stanze vuote dalle mura nere che simboleggiano la distruzione della cultura ebraica. Il visitatore, durante il cammino, è costantemente invitato alla riflessione e alla memoria del popolo ebraico e della sua millenaria storia in Germania. All’interno, oltre alle stanze espositive, si trova anche la Torre dell’Olocausto senza finestre. Fuori si può visitare il Giardino dell’Esilio nel quale sono collocati dei pilastri su un piano scosceso, che rispecchiano l’isolamento e il disorientamento della vita in esilio. L’asse principale, traccia una pista attraverso i vari reparti e illustra il vuoto, ovverosia la ormai mancanza di visibilità della storia ebraica. urante il percorso a un tratto la materia si “smaterializza”, il pieno viene svuotato per condurre il visitatore a meditare; sono pause di raccoglimento e silenzio. Il vuoto, tema dominante del museo, assume un grande significato: l’impossibilità di colmare secoli di sofferenze e di dolore. Ma a tratti questo silenzio viene interrotto dal suono freddo del metallo: sono i visitatori che addentrandosi nel grande vuoto calpestano una fitta e assordante distesa di piccole facce di ferro dalla bocca sbarrata in un urlo.

IL PERCORSO DELLA MEMORIA – La visita si sviluppa attraverso tredici epoche storiche che ripercorrono la cultura ebraico-tedesca dal Medioevo ai giorni nostri e il tema dell’esilio e dell’inizio di una nuova vita in altre terre con particolare attenzione all’esodo forzato degli ebrei tedeschi è al centro della mostra. Nel museo ci sono anche una ricca biblioteca, un archivio di oltre 700 dossier di documenti e fotografie riguardanti alcune famiglie ebraiche dal XVIII secolo ad oggi, e una raccolta Judaica (Judaica-Sammlung) di oggetti di vita quotidiana. Nel museo ci sono anche numerosi spazi interattivi e multimediali che descrivono gli stretti rapporti tra la storia ebraica e quella tedesca, come ad esempio l’alta partecipazione di soldati ebrei tedeschi alla prima guerra mondiale. Infine nel Judisches Museum si organizzano numerose manifestazioni, mostre periodiche, conferenze, concerti, workshops e proiezioni. Usi e costumi della tradizione ebraica mondiale, riti legati alla circoncisione, al matrimonio, alla morte. La nascita della fede, la Torah, l’osservanza della Mishnah, le feste, la saggezza. Diari, foto, oggetti, lungo un percorso il cui senso si dispiega con l’avanzare del visitatore lungo i 3000 mq di esposizione.

 

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