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Goshka Macuga alla Fondazione Prada. Un viaggio alla scoperta dell’umanità

Un progetto ideato per esplorare la nostra storia ma la vera attrazione è l'androide parlante

MILANO – Fondazione Prada presenta a Milano la mostra di Goshka Macuga “To the Son of Man Who Ate the Scroll” fino al 19 giugno 2016 negli spazi del Podium, della Cisterna e della galleria Sud. Il progetto è stato ideato da Goshka Macuga che nella sua ricerca artistica ricopre i ruoli normalmente distinti dell’autore, curatore, collezionista, ricercatore e ideatore di mostre. Macuga descrive queste categorie normalmente associate alla sua pratica come definizioni che “descrivono e individuano la sua posizione all’interno di una tassonomia della storia dell’arte”. L’artista opera nel punto d’incontro tra discipline diverse come la scultura, l’installazione, la fotografia, l’architettura e il design. Esplora le modalità e le motivazioni con cui ricordiamo eventi personali e culturali, concentrando l’attenzione sullo sviluppo di complessi sistemi di classificazione in grado di dare forma e tramandare la conoscenza, in tempi caratterizzati da una tecnologia in costante evoluzione e da una saturazione di informazioni.

“TO THE SON OF MAN WHO ATE THE SCROLL” – Concepito dall’artista per gli spazi della Fondazione Prada, esplora questioni fondamentali come il tempo, l’origine, la fine, il collasso e la rinascita. Osservando l’angoscia che accomuna l’umanità di fronte all’idea della propria estinzione, Macuga si pone un interrogativo essenziale: quanto è importante affrontare la questione della “fine” nel contesto della pratica artistica attuale?

L’ANDROIDE  – Nel piano terra del Podium è esposto un androide, concepito da Goshka Macuga e prodotto in Giappone da A Lab, che declama senza sosta un monologo composto da numerosi frammenti di discorsi elaborati da grandi pensatori, formando un archivio del discorso umano, sebbene non sia chiaro il destinatario di questa opera di trasmissione: in questa ambientazione dominata dalla dimensione temporale del robot, la prospettiva umana diventa irrilevante. Il robot è circondato da una selezione di opere di grandi dimensioni che evocano l’idea del cosmo di artisti come Phyllida Barlow, Robert Breer, James Lee Byars, Ettore Colla, Lucio Fontana, Alberto Giacometti, Thomas Heatherwick ed Eliseo Mattiacci provenienti dalla Collezione Prada e da importanti musei italiani e internazionali, oltre a un nuovo lavoro dal titolo ‘Negotiation sites’ after Saburo Murakami, realizzato da Goshka Macuga in collaborazione con Kvadrat in Danimarca.

DALL’INIZIO ALLA FINE – Al piano superiore si trova l’installazione Before the Beginning and After the End, risultato di una collaborazione tra Goshka Macuga e Patrick Tresset. Cinque tavoli presentano rotoli di carta lunghi 9,5 metri ricoperti da schizzi, disegni, testi, formule matematiche e diagrammi tracciati con penne biro dal sistema “Paul-n” realizzato da Tresset, che illustrano la storia del progresso umano. Sul sesto e ultimo tavolo i robot della serie “Paul-A” continuano a disegnare in tempo reale per tutta la durata della mostra. Le loro intenzioni non sono del tutto esplicite, a metà tra l’atto di sovrascrivere e quello di rimuovere le narrazioni antropocentriche che sembrano illustrare. Opere d’arte antica e contemporanea di artisti come Hanne Darboven, Lucio Fontana, Sherrie Levine, Piero Manzoni e Dieter Roth, oggetti rari, libri e documenti sono disposti sopra i rotoli, creando una giustapposizione che racconta l’evoluzione dell’umanità e il suo possibile collasso.

 

 

 

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