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Domenica musei statali gratis in tutta Italia. Ecco il programma a Milano

Con l'arrivo di Settembre torna l'iniziativa dei musei gratis la domenica in tutta Italia. Vediamone alcuni da poter visitare a Milano

MILANO – Domenica 3 Settembre torna la domenica gratuita nei musei e nei siti archeologici statali. Una giornata di festa promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo a cui aderiscono molti musei comunali in tutta Italia. In vigore dal luglio del 2014 questa iniziativa ha visto la partecipazione in tutte le sue edizioni di oltre 10 milioni di visitatori nei soli musei statali. Vediamo quali sono alcuni dei musei da poter visitare gratisquesta domenica nel capoluogo lombardo. Su www.beniculturali.it tutte le informazioni, gli orari e i luoghi aperti gratuitamente domenica 3 settembre nelle altre città italiane.

Civico Museo archeologico di Milano

Il Museo Archeologico si è rinnovato e ampliato, con nuovi spazi espositivi nella palazzina di via Nirone, accessibile percorrendo una passerella che dal chiostro interno del museo attraversa le mura romane. Il museo archeologico è collocato in un contesto architettonico straordinario, l’ex-convento del Monastero Maggiore di San Maurizio, fondato nell’VIII secolo d.C., dove la storia di Milano antica mostra ancora visibili le sue tracce. Le collezioni sono esposte in diverse sale a seconda della cultura di appartenenza. Al piano terra, superato il primo chiostro (decorazione architettonica di provenienza milanese) si trova la sezione dedicata a Milano Antica. Al piano terra, accanto alla sala conferenze-didattica è stato allestito un percorso dedicato alla musica antica .Al primo piano è esposta la sezione Altomedioevale, al secondo la sezione etrusca mentre il terzo piano è dedicato alla sezione greca. Da una piccola saletta in fondo alla sezione etrusca è possibile gettare uno sguardo alle due torri romane del complesso del Monastero Maggiore.

Galleria d’arte moderna di Milano

Le collezioni della Galleria d’Arte Moderna sono allestite al primo e al secondo piano della Villa Reale, cui si accede dall’atrio al centro del pianterreno e dal successivo scalone. Il percorso prende avvio dalle prime sei sale, volte a illustrare temi e personaggi del Neoclassicismo, fra i quali spiccano i capolavori di Appiani e Canova. Due intere sale sono dedicate al genere del ritratto, con particolare attenzione alle opere di Hayez. La sfarzosa sala da ballo e la luminosa sala del Parnaso, entrambe libere da opere, costituiscono due pause nel percorso espositivo. La stagione romantica è ripercorsa attraverso gli artisti principali  e nella sala monografica dedicata alla Scapigliatura. La ricca stagione divisionista, infine, è rievocata in una serie di sale tematiche: Segantini, Grubicy, Longoni, fino ai dipinti di soggetto sociale di Morbelli, Sottocornola e Nomellini. Dopo la sezione con i capolavori di Medardo Rosso, il percorso al primo piano si conclude con le pitture simboliste di Previati e Segantini. La visita prosegue al secondo piano con la Collezione Grassi, raccolta di capolavori di pittura italiana e straniera dal XIV al XX secolo, cui si aggiunge un nucleo di opere di arte orientale. Fra le opere esposte, pezzi unici di Manet, Cézanne, Van Gogh, Gauguin. In continuità con la precedente, si visita infine la Collezione Vismara, che raccoglie opere di pittura e scultura del Novecento italiano

I Musei del Castello Sforzesco

Le Raccolte Extraeuropee del Castello Sforzesco sono il risultato della riunione di alcune collezioni etnografiche storiche appartenute a diversi enti pubblici milanesi. Sin dal 1858 il Museo Civico di Storia Naturale possiede una sezione denominata “Raccolta di Etnografia ed Archeologia”, che viene incrementata regolarmente con oggetti e reperti da diverse parti del mondo. Nel 1892, grazie a una donazione fatta al Museo Patrio di Archeologia, si forma anche un’altra collezione etnografica pubblica a seguito della quale avviene il passaggio delle opere preistoriche ed etnografiche dal Museo di Storia Naturale al Museo Patrio Archeologico. Con la formazione dei Musei del Castello Sforzesco la raccolta del Museo Patrio di Archeologia viene trasferita al Castello ed ulteriormente arricchita nel 1929 da un altro trasferimento di oggetti dal Museo di Storia Naturale. Nell’agosto del 1943 un bombardamento provoca la distruzione della maggior parte degli oggetti etnografici del Castello, riducendone la consistenza quasi esclusivamente al nucleo americano e asiatico. Con la progressiva specializzazione delle competenze all’interno delle diverse sezioni del Castello Sforzesco, la Raccolta Etnografica diventa una parte delle Civiche Raccolte d’Arte Applicata, poi Raccolte Artistiche, prendendo il nome di Raccolte Extraeuropee.

Museo del Cenacolo Vinciano

Leonardo ha dipinto l’Ultima Cena nel Refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie per volere di Ludovico il Moro, in un arco di tempo che va dal 1494 al 1497. L’artista, trattandosi di pittura su muro, non si è affidato alla tradizionale quanto resistente tecnica dell’affresco, che impone una veloce stesura del colore sull’intonaco ancora umido, ma ha voluto sperimentare un metodo innovativo che gli consentisse di intervenire sull’intonaco asciutto e, quindi, di poter tornare a più riprese sull’opera curandone ogni minimo particolare. Purtroppo le intuizioni di Leonardo si rivelarono sbagliate e ben presto, per un ‘infelice concomitanza di cause, la pittura cominciò a deteriorarsi. Nel corso dei secoli, di conseguenza, si susseguirono molti restauri nel disperato tentativo di salvare il capolavoro. Nel 1999, dopo oltre vent’anni di lavoro, si è concluso l’ultimo intervento conservativo che, grazie alla rimozione di tante ridipinture, ha riportato in luce quanto restava delle stesure originali. In Lombardia tra i siti riconosciuti dall’UNESCO “Patrimonio dell’umanità” troviamo Milano con il complesso della Chiesa e Convento Domenicano di Santa Maria delle Grazie e uno dei dipinti più celebri al mondo: l’Ultima Cena di Leonardo da Vinci, due capolavori assoluti a livello mondiale. Il complesso è stato inserito nella lista del Patrimonio Unesco nel 1980, testimoniando una cultura ricca di valori da trasmettere all’umanità, che gravita proprio attorno al capoluogo di regione.

Pinacoteca di Brera

Museo di statura internazionale, la Pinacoteca di Brera venne ufficialmente istituita nel 1809 e ampliata negli anni successivi  con finalità didattiche, a fianco dell’Accademia di belle Arti voluta da Maria Teresa d’Austria. Il corpus doveva infatti costituire una collezione di opere esemplari, destinate alla formazione degli studenti. Quando Milano divenne capitale del regno italico la raccolta, per volontà di Napoleone, si trasformò in un museo che intendeva esporre i dipinti più significativi provenienti da tutti i territori conquistati dalle armate francesi. Brera quindi, a differenza di altri grandi musei italiani, come gli Uffizi ad esempio, non nasce dal collezionismo privato dei principi e dell’aristocrazia, ma da quello politico e di stato. A partire dall’Ottocento, anche in seguito alla soppressione di molti ordini religiosi, vi confluirono dipinti requisiti da chiese e conventi lombardi, cui si aggiunsero opere di identica provenienza sottratte ai vari dipartimenti del Regno Italico. Questa nascita spiega la prevalenza, nelle raccolte, dei dipinti sacri, spesso di grande formato, e conferisce al museo una fisionomia particolare, solo in parte attenuata da successive acquisizioni. La Pinacoteca raccoglie alcuni tra i massimi capolavori di artisti italiani e stranieri dal XIV al XIX quali Piero della Francesca con la Pala Montefeltro, Andrea Mantegna, (Cristo Morto), Raffaello, (lo Sposalizio della Vergine) Bramante, (Cristo alla Colonna) Caravaggio (la Cena in Emmaus) oltre a Tintoretto, Giovanni Bellini, Rubens, Van Dyck e Francesco Hayez. Nel 1976 e poi ancora nel 1984 entrano a far parte della collezione dipinti e sculture del Novecento, grazie alla donazione di Emilio e Maria Jesi, la cui raccolta comprende tra gli altri capolavori di Picasso, Boccioni, Modigliani, Arturo Martini, Marino Marini, Morandi, Carrà, de Pisis. Il corpus di opere novecentesche si amplierà con la donazione Vitali e con acquisti successivi (Arturo Martini, Giacometti).

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