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Buon compleanno – 19 aprile. Tanti auguri a Fernando Botero

Pittore e scultore, alcuni lo considerano, forse con una certa esagerazione, l’artista più rappresentativo dell'età contemporanea...

MILANO – Oggi si festeggia il compleanno di Fernando Botero, nato il 19 aprile 1932 a Medellin, in Colombia. Pittore e scultore, alcuni lo considerano, forse con una certa esagerazione, l’artista più rappresentativo dell’età contemporanea, altri solo un geniale marketing manager dell’arte, capace di imporre uno stile di pittura come se fosse un brand. Impossibile però non riconoscere subito una sua opera d’arte.

 

Lo stile

“Un artista è attratto da certi tipi di forme senza saperne il motivo. Prima adotto una posizione per istinto, e solo in un secondo tempo cerco di razionalizzarla o anche di giustificarla”. Secondo Botero, dipingere dev’essere inteso come una necessità interiore, un bisogno che porta ad un’esplorazione ininterrotta verso il quadro ideale. Tuttavia, questo bisogno, rimane sostanzialmente inappagato. Il colore rimane tenue, mai esaltato, mai febbrile, generalmente steso in campiture piatte ed uniformi, senza contorni. Da notare l’assenza totale delle ombreggiature nei suoi dipinti, perché essi, secondo il Botero ‘… sporcherebbero l’idea del colore che desidero trasmettere’.

L’artista per riempire grandi campi di colore, dilata la forma: uomini e paesaggi acquistano dimensioni insolite, apparentemente irreali, dove il dettaglio diventa la massima espressione e i grandi volumi rimangono indisturbati. I personaggi di Botero non provano gioia né dolore, hanno lo sguardo perso nel vuoto e sono immobili, quasi fossero rappresentazioni di sculture. Certo è che dopo la morte di Balthus, sublime nella sua astrattezza anoressica e un po’ morbosa, il mondo florido e opulento di Fernando Botero è l’unico capace di rispecchiare in maniera grottesca e metaforica certe caratteristiche dell’ipertrofica società contemporanea.

Importante anche la trattazione dei temi sacri, cui Botero dedica molte opere e di cui fa cenni in tutta la sua produzione: dai suoi paesaggi urbani emergono regolarmente grandi cattedrali, campanili, cupole, così come appare spesso considerato il tema della maternità, nel quale talvolta l’autore identifica la Madonna con il Bambino. In un disegno del 2006, l’autore riprende appositamente una scena già dipinta in precedenza rimuovendo tuttavia alcuni dettagli moderni a lui cari (l’orologio della madre, la poltrona) e rappresentando il bambino con una ferita sul costato. Frequenti anche i ritratti di religiosi ed ecclesiastici.

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Biografia

Fernando Botero negli anni della fanciullezza frequenta la scuola elementare e prosegue gli studi alla scuola secondaria dei gesuiti a Medellin. A dodici anni lo zio lo iscrive a una scuola per toreri dove rimarrà per due anni (non a caso la sua prima opera conosciuta è un acquerello raffigurante un torero). Inizia a pubblicare illustrazioni per ‘El Colombiano’, giornale di Medellin, nel lontano 1948, a soli sedici anni.

 

Frequentando il caffè ‘Automatica’ conosce alcuni personaggi dell’avanguardia colombiana tra cui lo scrittore Jorge Zalamea grande amico di Garcìa Lorca. Le discussioni dei giovani pittori che frequentano il caffè hanno come argomento principale l’arte astratta. Successivamente si trasferisce a Bogotà dove entra in contatto con circoli culturali, poi a Parigi dove si dedica allo studio degli antichi maestri. Tra il 1953 e il 1954 Botero viaggia tra Spagna e Italia ed esegue copie di artisti rinascimentali, quali Giotto ed Andrea del Castagno: un’ascendenza figurativa che è sempre rimasta ben salda nella sua espressione pittorica.

 

Dopo vari spostamenti fra New York e ancora Bogotà, nel 1966 si trasferisce definitivamente a New York (Long Island), dove si immerge in un lavoro instancabile, cercando soprattutto di sviluppare l’influenza che Rubens stava via via assumendo nella sua ricerca, soprattutto sull’utilizzo delle forme plastiche. Intorno ai primi anni ’70 inizia a realizzare le sue prime sculture.

 

Sposatosi nel 1955 e poi separato con Gloria Zea, ha avuto da lei tre figli. Nel 1963 si è risposato con Cecilia Zambiano. Purtroppo in questi anni il figlio Pedro, di appena quattro anni, muore in un incidente stradale, in cui lo stesso Botero rimane ferito. Dopo il dramma Pedro diviene il soggetto di molti disegni, dipinti e sculture. Nel 1977 viene inaugurata la sala Pedro Botero al Museo Zea di Medellin con la donazione di sedici opere in memoria del figlio scomparso.

 

Separatosi anche dalla Zambiano, negli anni 1976 e 1977 si dedica quasi esclusivamente alla scultura, riproducendo i soggetti più svariati: un grande torso, gatti, serpi ma anche una caffettiera gigante.

 

Le mostre in Germania e negli USA lo portano al successo e anche il settimanale ‘Time’ esprime una critica molto positiva. Successivamente si sposta tra New York, la Colombia e l’Europa, realizzando mostre nella grande mela e nella ‘sua’ Bogotà. Il suo stile in questi anni si afferma definitivamente realizzando quella sintesi da tempo cercata dall’artista, sempre più celebrato con personali e allestimenti in Europa (Svizzera e Italia), negli Stati Uniti, in America Latina e Medio Oriente.

 

 

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