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Bramante, architetto simbolo del pieno Rinascimento

'Donnino' di Angelo di Pascuccio è stato un architetto e pittore italiano, tra i maggiori artisti del Rinascimento

 

MILANO – Oggi il mondo dell’arte ricorda la scomparsa di Donato Bramante, avvenuta a Roma nel 1514. ‘Donnino’ di Angelo di Pascuccio detto il Bramante è stato un architetto e pittore italiano, tra i maggiori artisti del Rinascimento. Formatosi a Urbino, uno dei centri della cultura italiana del XV secolo, fu attivo dapprima a Milano, condizionando lo sviluppo del rinascimento lombardo, quindi a Roma, dove progettò la basilica di San Pietro. In qualità di architetto, fu la personalità di maggior rilievo nel passaggio tra il XV e il XVI secolo e nel maturare del classicismo cinquecentesco, tanto che la sua opera è confrontata dai contemporanei all’architettura delle vestigia romane e lui considerato ‘inventore luce della buona e vera Architettura.

“Di grandissimo giovamento alla architettura fu veramente il moderno operare di Filippo Brunelleschi, avendo egli contrafatto e dopo molte età rimesse in luce l’opere egregie de’ più dotti e maravigliosi antichi. Ma non fu manco utile al secolo nostro Bramante, acciò, seguitando le vestigie di Filippo, facesse agli altri dopo lui strada sicura nella professione della architettura, essendo egli di animo, valore, ingegno e scienza in quella arte non solamente teorico, ma pratico et esercitato sommamente: né poteva la natura formare uno ingegno più spedito, che esercitasse e mettesse in opera le cose della arte con maggiore invenzione e misura e con tanto fondamento quanto costui”

(Giorgio Vasari su Donato Bramante nelle “Vite” ed.Giuntina)

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INIZI – Il Bramante nasce in provincia di Urbino a Fermignano, allora chiamato Monte Asdrualdo, nel 1444. Il suo nome di battesimo è Donato di Angelo di Pascuccio. Dell’infanzia del Bramante e della sua prima formazione purtroppo si sa pochissimo. La sua storia inizia a essere documentata dal 1476. Gli inizi sono sicuramente ambientati a Urbino, dove si forma sotto la guida di fra’ Carnevale e successivamente diventa allievo di Piero della Francesca.

 

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URBINO – Il Ducato di Urbino è una piazza molto viva e molto colta. È considerata, infatti, uno dei centri più prestigiosi dell’Umanesimo in Italia e Bramante ha l’occasione di conoscere tantissimi artisti dell’epoca, come il Perugino, il Pinturicchio e Giovanni Santi. Non si sa molto della sua produzione artistica, in questa fase della vita, ma gli viene comunque attribuito il progetto della chiesa di San Bernardino degli Zoccolanti (anche se oggi ci sono dei dubbi sulla paternità dell’opera), e una Flagellazione sita nell’Oratorio dei Disciplinati di San Francesco a Perugia.

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I VIAGGI – Bramante viaggia molto per l’Italia e una delle regioni in cui si esprime al meglio è sicuramente la Lombardia. Nel 1477 a Bergamo, affresca la facciata del Palazzo del Podestà, mentre nel 1478 arriva a Milano, dove lascerà il segno. Il suo primo incarico è il recupero del palazzo di Porta Ticinese di Federico da Montefeltro. Qui inizia anche la sua attività di pittore, regalando numerosi contributi. L’opera più importante di questo momento è considerata l’Incisione Prevedari, del 1481: si tratta d’incisione firmata da Bernardo Prevedari su disegno del Bramante. Il riconoscimento all’architetto è tale che il suo nome è riportato in caratteri lapidari con la seguente scritta ‘Bramantus fecit in mediolano’. Per quanto riguarda gli affreschi non è rimasto molto, ma alla Pinacoteca si possono ancora ammirare alcune parti di Eraclito e Democrito e di Uomini d’arme, eseguiti tra il 1486 e il 1487 per la casa del poeta Gaspare Visconti.

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MILANO – Il periodo milanese è una fase molto viva a livello artistico, tanto che esercita anche la sua passione per le lettere. È apprezzato come musicista e come poeta. Esiste un suo canzoniere con ben 25 sonetti, di cui più della metà legati al tema dell’amore. Significativa, nel 1482, è l’amicizia con un genio, Leonardo da Vinci, con cui collabora ai cantieri del Castello Sforzesco e nella chiesa di Santa Maria delle Grazie. A Milano si trasferisce in pianta stabile nel 1490 e svolge la sua attività di architetto quasi in esclusiva per il cardinale Ascanio Sforza e Ludovico il Moro, che gli commissiona lavori di grande prestigio, tra cui il cortile della Basilica di Sant’Ambrogio. Il lavoro prevede la realizzazione due chiostri (che sono poi costruiti da altri nel Cinquecento) e una canonica (rimasta purtroppo incompiuta). Successivamente arriva un nuovo incarico, molto importante, ovvero la tribuna di Santa Maria delle Grazie, inoltre imposta la Sagrestia Vecchia e il chiostro minore. Sempre di questo periodo è la sistemazione della bellissima piazza Ducale di Vigevano.

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IL TRASFERIMENTO A ROMA – In questi anni Milano è occupata dai francesi, la potenza degli Sforza è crollata, e molti artisti decidono di lasciare la città, tra cui anche Leonardo. Nel 1499 va a Roma dove realizza il Chiostro di Santa Maria della Pace (molto apprezzato e che permette all’architetto di mettersi in mostra), il Tempietto di San Pietro in Montorio e il Cortile del Belvedere. Qui è costretto a lasciare l’amico di sempre, Leonardo, ma incontra architetti molto importanti, come fra’ Giocondo, Giuliano da Sangallo e soprattutto Raffaello e Michelangelo, da cui impara molto. L’ambiente romano è ideale per un rinnovamento artistico: trova una dimensione più matura, ormai l’artista ha 50 anni e ha voglia di sperimentare.


L’ULTIMO PERIODO – Nel 1506 Bramante è nominato architetto pontificio da Giulio II, che succede a Pio III, e deve ricostruire l’antica basilica costantiniana di San Pietro. Il nuovo Papa vuole accanto degli artisti capaci di realizzare opere colossali. Bramante accetta la sfida e il progetto è incredibile, perché non solo esprime totalmente il genio dell’architetto, ma fonde anche gli studi teorici di alcuni grandi dell’epoca, come Francesco di Giorgio Martini e Leonardo da Vinci. Purtroppo però dal progetto su carta alla reale realizzazione, subentrano dei grossi problemi. Bramante demolisce l’abside il transetto dell’antica basilica, sollevando un’enorme polemica dentro al Clero che ha una visione dell’architettura decisamente tradizionale, inoltre, muore Giulio II. I lavori sono così interrotti. In contemporanea cura anche la sistemazione dei Palazzi vaticani, in particolare dei due cortili di S. Damaso e del Belvedere.Bramante muore a Roma l’11 aprile 1514, dopo più di dieci anni di intenso lavoro nella città eterna, forse il più importante e rappresentativo della sua storia.

 

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