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Arte e gioco, un connubio intramontabile che resiste da secoli

Le opere d’arte non rappresentano solo un patrimonio storico e artistico, ma attraverso di esse è possibile studiare le abitudini e le usanze delle varie civiltà che ci hanno preceduto

MILANO – Per secoli l’uomo ha impiegato gran parte del suo tempo libero cimentandosi in giochi di vario genere. Dalla dama alle bocce, passando per i giochi di carte, sin dalle civiltà preclassiche ci sono innumerevoli testimonianze, provenienti da importanti opere d’arte, che illustrano quali fossero i passatempi preferiti. Le opere d’arte non rappresentano, infatti, solo un patrimonio storico e artistico ma attraverso di esse è possibile studiare le abitudini e le usanze delle varie civiltà che ci hanno preceduto.

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UN SALTO NELL’ANTICO EGITTO – Da reperti archeologici e raffigurazioni parietali dell’antico Egitto si nota come uno dei giochi più diffusi fosse la senet. Si tratta di una sorta di dama molto importante per gli egizi, perché legato alla sfida estrema contro il Destino, che avrebbe deciso le sorti dell’anima, il vincitore in pratica si guadagnava una vita ultraterrena molto più rosea. Una raffigurazione del rito ci viene consegnata dall’affresco rinvenuto nell’anticamera della Tomba di Nefertari, nella Valle delle Regine a Luxor, nel quale è ritratta la regina intenta a giocare.

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PASSANDO PER LA GRECIA – Il gioco da tavola si è rivelato un passatempo anche per i greci e in particolare i dadi erano molto amati, come testimonia un vaso del 530 a.c. che ritrae le figure di Achille e Aiace nel bel mezzo di una partita.  Il gioco dei dadi fu anche uno dei preferiti dal popolo romano che però si dilettava anche in altre tipologie di gioco, come quello della palla, diffuso ampiamente tra le donne. A questo proposito la più importante testimonianza proviene dal mosaico, risalente al III secolo d.C., della Villa del Casale di Piazza Armerina che ritrae un gruppo di donne intente a giocare con una palla durante una competizione sportiva. Dall’undicesimo secolo d.C. in poi molte opere d’arte dimostrano che i giochi, soprattutto di carte e di scacchi, erano molto praticati in tutti i ceti sociali. Il giocatore di scacchi, ritratto nel mosaico della basilica di San Savino a Piacenza prova che anche il clero era solito cimentarsi in questo tipo di passatempo.

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IL PASSATO E L’ARTE CONTEMPORANEA – Anche Caravaggio, due secoli più tardi, tocca il tema del gioco nella sua tela de I bari, la scena raffigura due giocatori intenti a disputare una partita dello “zarro”, un gioco d’azzardo bandito nella penisola perché ritenuto pericoloso per via delle risse che ne scaturivano tra i giocatori. Un’ottima descrizione degli scontri tra i giocatori di carte, si trova in Litigio in un gioco di carte di Jan Steen. Il dipinto, infatti, raffigura una disputa, avvenuta durante il gioco tra due uomini. Mentre la scena ritrae i due litiganti, tenuti a freno dagli altri popolani, l’occhio cade irrimediabilmente sui giochi gettati sul tavolo e sul pavimento: alcune carte da poker e un backgammon. Anche con l’avvento dell’arte contemporanea il tema del gioco continua ad essere fonte d’ispirazione per artisti di diverse correnti come ad esempio Cézanne, Picasso e Benton. Ne I giocatori di carte di Paul Cézanne, olio su tela del 1890, si vedono due uomini intenti a giocare una partita a poker. Da Cézanne prenderanno spunto Pablo Picasso ed Henri Matisse; il primo con Giocatore di carte (1913), riconducibile al cubismo sintetico, che ritrae un uomo con delle carte in mano, mentre Matisse con La famiglia del pittore, basato sul gioco degli scacchi, e Gioco di bocce, quest’ultimo importante testimonianza di un altro tipo di gioco molto diffuso nel ‘900.

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IL GIOCO NELL’ARTE MODERNA – Cinque anni più tardi, dopo la Prima Guerra Mondiale, il tedesco Otto Dix ritorna sul tema del gioco con la tela Invalidi di guerra giocano a carte. Essa raffigura tre reduci di guerra, nei quali è molto evidente lo storpiamento fisico, che nonostante i disagi sono sorridenti e concentrati sulle carte, a dimostrazione che nonostante ogni avversità il gioco rappresenta un modo per raggiungere momenti di svago e benessere. Ma non sono solo gli esseri umani ad essere ritratti mentre giocano a carte. La raccolta di sedici dipinti ad olio realizzati da Cassius Marcellus Coolidge del 1903 comprende anche il quadro A Friend in Need con protagonisti dei cani coinvolti in una partita di poker. Thomas Hart Benton, invece, ha realizzato nel 1948 il dipinto Poker night (from a streetcar named desire) ispirato alla trasposizione teatrale del film “Un tram che si chiama desiderio“. Il quadro commissionatogli dal produttore David O. Selznick ( sia del film e dello spettacolo teatrale) rappresenta, infatti, una scena che si ritrova anche nel film e in uno dei protagonisti si può anche scorgere il volto di quello che nella pellicola era il ruolo di Marlon Brando.

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Erika Castro 

 

 

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