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Arte e fotografia celebrano il Giappone al Museo Poldi Pezzoli di Milano

Apre al pubblico “C’era una volta in Giappone. Fotografie e netsuke del XIX secolo”: piccola mostra che la casa museo di via Manzoni organizza in occasione di Milano Asian Art

MILANO – Anche quest’anno il Museo Poldi Pezzoli partecipa alla Milano Asian Art, l’evento milanese volto a promuovere l’arte orientale, con la mostra “C’era una volta in Giappone. Fotografie e netsuke del XIX secolo“. La piccola ma preziosa esposizione, aperta fino al 31 luglio, accosta due diverse tipologie di opere d’arte giapponese: una selezione dei netsuke e okimono del Museo Poldi Pezzoli e alcune fotografie – stampe all’albumina colorate a mano da artisti del tempo e collotipi – della Fondazione “Ada Ceschin e Rosanna Pilone” di Zurigo, concessa in deposito nel 2012 al Museo delle Culture di Lugano.

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SCULTURE E FOTOGRAFIE – La mostra, allestita nella Sala del Collezionista, presenta una selezione di netsuke della Collezione Giacinto Ubaldo Lanfranchi, pervenuta al museo nel 2005, piccole sculture tridimensionali, vere e proprie opere d’arte uniche e irripetibili, in avorio, legno di bosso, osso e corno, ma anche in lacca e porcellana. Numerosi i soggetti rappresentati, che illustrano il profondo sentimento della natura giapponese e soggetti di vita quotidiana. A questi si affiancano le fotografie, provenienti dalla Fondazione “Ada Ceschin e Rosanna Pilone”, realizzate da abilissimi artigiani giapponesi e che dialogano magnificamente tra loro per lo stile e le iconografie dei soggetti raffigurati. Realizzate tutte in un tempo noto come l’era Meiji (1868-1912), mostrano scene di vita quotidiana e paesaggi naturali di un Giappone antico e idilliaco, che in pochi decenni sarà spazzato via da una corsa sfrenata alla modernizzazione.

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QUADRI CHE SEMBRANO FOTOGRAFIE – Le opere in esposizione sono state realizzate da abilissimi artigiani giapponesi e dialogano magnificamente tra loro per lo stile e le iconografie dei soggetti raffigurati: scene di vita quotidiana e paesaggi naturali di un Giappone antico e idilliaco, che in pochi decenni sarà spazzato via da una corsa sfrenata alla modernizzazione. Nell’era Meiji il Giappone fu testimone di un insolito connubio tra la tecnica fotografica occidentale e la maestria dei pittori locali, eredi di un’antica e raffinata tradizione. I risultati artistici sono di sorprendente bellezza e i soggetti rappresentati sono così verosimili da poter essere paragonati alle moderne immagini stampate a colori. La produzione di tali opere rispondeva alle esigenze dei viaggiatori occidentali di portare con sé il ricordo di un Paese straordinario. Le fotografie sono infatti perlopiù conservate in splendidi album-souvenir dalle coperte laccate e intarsiate con materiali preziosi, due dei quali saranno esposti nella mostra.

 

 

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