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Andrea Mantegna, maestro di prospettiva e di chiaroscuro

Oggi il mondo dell’arte ricorda Andrea Mantegna, uno dei principali pittori rinascimentali che divenne artista di corte dei Gonzaga

MILANO – Pittore e incisore, allievo a Padova di F. Squarcione, si formò in un ambiente ricco di stimoli culturali maturando un nuovo linguaggio di ampio respiro spaziale aggiornato sulle novità plastiche e progettistiche diffuse dagli artisti toscani, in particolare da Donatello, e caratterizzato da un sicuro costante riferimento al mondo classico, stimolato e approfondito anche attraverso gli stretti contatti con umanisti e letterati quali F. Feliciano e G. Marcanova

GLI ESORDI

Andrea Mantegna nasce presumibilmente nel 1431 e giovanissimo, a soli dieci anni, è citato nei documenti padovani come apprendista e figlio adottivo dello Squarcione (lavorando con lui per sei anni). La sensibilità verso il mondo classico e il gusto antiquario divennero presto una delle componenti fondamentali del suo linguaggio artistico, che si portò dietro durante tutta la carriera. Dopo aver lasciato la bottega dello Squarcione, il Mantegna si dedica alle prime pale d’altare; di quegli anni però ci è rimasto solo un “San Marco”, firmato e datato 1448, e un “San Girolamo”, del quale rimangono anche alcuni studi su carta.

PERIODO FERRARESE

Quello che si può ammirare della tecnica utilizzata dal Mantegna è sicuramente la prospettiva, assimilata prima da Donatello e poi affinata grazie a Piero della Francesca nel suo periodo ferrarese, che dona alle figure, ma anche alla scena stessa, un’importanza tale da sembrare quasi scolpite nella parete. Inoltre, dà prova di essere un incredibile narratore, differenziandosi da tutti i pittori della scuola dello Squarcione. Sicuramente la cosa più importante del “periodo ferrarese” per il pittore è poter vedere all’opera Piera della Francesca, che permette a Mantegna di migliorare la sua prospettiva.

ALLA CORTE DEI GONZAGA

La fase più complessa dello stile mantegnesco è quella degli affreschi (1474) per la “Camera degli sposi”, nel castello di Mantova. Nel 1460 Andrea Mantegna fu invitato da Ludovico Gonzaga a Mantova dove diventerà artista di corte. Qui Mantegna lavora alla decorazione della Camera degli sposi nel Palazzo Ducale, per la quale idea una serie di grandi scene con punto di vista unico coincidente con il centro della stanza e una fonte di luce che corrisponde a quella reale, terminando gli affreschi presumibilmente nel 1474.

RICONOSCIMENTI E SUCCESSO

Gli anni successivi sono stati abbastanza particolari per il Mantegna, intanto perché nel 1478 è morto Ludovico Gonzaga e poi perché il pittore ha attraversato un periodo economico un po’ complicato. In questa fase, Mantegna sente la necessità di essere celebrato per il suo lavoro e di raccogliere i meritati riconoscimenti dopo anni di sacrificio. Nel 1469 è l’imperatore Federico III a realizzare questo sogno, conferendo a Mantegna il titolo di conte palatino e poi nel 1484 diventa anche cavaliere. In futuro ci sono altre decorazioni che segnano la sua vita, ma ormai Mantegna può considerarsi soddisfatto, infatti, continua con passione il suo lavoro di sculture. Nel 1480 realizza il San Sebastiano e, sempre di questo periodo, dovrebbe essere datato anche il Cristo morto, molto famoso per la sua originale prospettiva e ospitato nelle sale della Pinacoteca di Brera di Milano.

GLI ULTIMI PERIODI E LA MORTE

La produzione estrema di Mantegna è quella del 1505-1506, legata ad opere dal sapore amaro e malinconico, accomunate da uno stile diverso, legato a toni bruni ed a un uso innovativo della luce e del movimento, come la tela del “Battesimo di Cristo”. Il 13 settembre 1506 Andrea Mantegna moriva a 75 anni. La scomparsa del maestro generò molti attestati di stima e dispiacere, tra cui resta quello di Albrecht Dürer, che dichiarò di aver provato ‘il più grande dolore della sua vita’. L’ammirazione per la sua figura non si tradusse però, in generale, in un seguito artistico, essendo la sua arte ormai sorpassata dalle incalzanti novità dell’inizio del secolo, ritenute più adatte ad esprimere quell’epoca. Forse l’unico, grande maestro a seguire l’eco del Mantegna nell’illusionismo delle pitture fu Correggio, che proprio a Mantova decorò la cappella funebre dell’artista in Sant’Andrea.

 

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