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Andrea Micheli, il fotografo che ruba scatti d’umore alla realtà

Lapsus è il terzo libro del fotografo edito da Skira

Lapsus – Scatti d’umore e pensieri d’autore è il terzo libro di Andrea Micheli edito da Skira. Un libro composto da 130 fotografie che immortalano la bellezza della natura.

La vera particolarità del libro è che ciascuno scatto è stato commentato da protagonisti del mondo della cultura e della letteratura, della musica e del cinema, dell’arte e dell’architettura.

Tra i nomi Renzo Piano, Umberto Eco, Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna, Gherardo Colombo, Eva Cantarella, Giorgio Forattini, Vittorio Gregotti, Giorgio Celli, Maurizio Pollini, Wilbur Smith, Gillo Dorfles, Vittorio Sgarbi, Gabriele Salvatores, Aldo Grasso, Arnaldo Pomodoro, Massimo Gramellini, Ferruccio de Bortoli, Bruce Weber.

Andrea Micheli ci ha spiegato la poetica degli scatti d’umore, quelli che, tra il serio e il faceto, ruba in tralice alla realtà.

L’intervista ad Andrea Micheli

Come è nato “Lapsus” di Andrea Micheli?

Lapsus raccoglie venti anni di fotografia. In realtà, come fotografo, svolgo un ruolo differente, lavoro nella comunicazione per la cooperazione internazionale. A margine del mio lavoro istituzionale, raccolgo le cose che più mi intrigano e interessano.

Come queste foto che raccontano una realtà quotidiana, in tralice, un po’ di traverso, sottecchi. Ricerco infatti le curiosità, le stranezze, come mi ha insegnato il mio mentore Erwitt.

L’idea di far commentare le foto come è venuta fuori?

Un’idea che nasce da diverse circostanze. Innanzitutto questo è il terzo libro che pubblico con Skira, avevo bisogno poi di qualcuno che avesse voglia di condividere con me l’esperienza insieme alla necessità di catturare l’attenzione dei lettori.

In quest’ultimo mi sono lasciato un po’ prendere la mano. Avevo già avuto il piacere di ricevere la prefazione di Erwitt, che ribadisco è il mio maestro, e forse per trovargli una compagnia adeguata ho cercato altre persone che potessero commentare le foto.

Qual è il rapporto con Erwitt?

Un rapporto straordinario. Sono tanti anni che lavoro con lui, vent’anni forse. Lui è il mio mentore, la mia fotografia è ispirata alla sua, per me è l’ultimo rappresentante della fotografia umanistica gloriosa che va sparendo con l’avvento della tecnologia digitale.

C’è stato un cambiamento non più incrementale ma sostanziale. I nuovi mezzi consentono un’espressione diversa da quella che è stata, quindi Erwitt è, per me, forse, l’ultimo rappresentate della grande fotografia.

Una delle frasi allegate alle fotografie è di Umberto Eco, c’è un ricordo particolare legato a lui?

Ho avuto il piacere e l’onore di ricevere un suo commento. Nella speranza che aderisse al progetto avevo lasciato un plico con delle foto nella sua cassetta della posta perché pensavo che il serio e il faceto di questo lavoro potesse interessargli.

Quando ho ricevuto il suo commento nella mia casella postale sono stato molto contento.

 

 

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