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Mario Gomboli, “Diabolik in Italia è il personaggio dei fumetti più noto al pubblico”

Il direttore editoriale del fumetto dedicato al celebre personaggio nato nel 1962 analizza la situazione del fumetto italiano oggi, tracciandone criticità e prospettive

Pazienza, costanza, un poco di umiltà, e soprattutto buone idee. E’ questa la ricetta per sfondare nel mondo del fumetto secondo Mario Gomboli, direttore editoriale di Diabolik, lo storico personaggio creato nel 1962 da Angela e Luciana Giussani. Un personaggio che, come spiega lo stesso Gomboli, rimane fedele alle proprie origini, ma allo stesso tempo aperto alle novità ed a nuove testate che stanno riscuotendo il consenso da parte di un pubblico più giovane. In questa intervista, Mario Gomboli analizza la situazione del fumetto italiano oggi, tracciandone criticità e prospettive.

Cosa rappresenta Diabolik all’interno del panorama del fumetto italiano?
Diabolik è nato nel 1962 ed è quindi uno dei più longevi personaggi italiani. Oggi si colloca al terzo posto tra i fumetti d’avventura italiani, preceduto solo da Tex e Dylan Dog. E’ comunque, indiscutibilmente, il personaggio più noto al pubblico, anche quello che non ne legge i fumetti. Come usano dire i giornalisti: ”è entrato stabilmente nell’immaginario collettivo degli italiani”.

 

Quali sono le novità ed iniziative editoriali che lo riguardano?
Per cinquantatré anni la Casa Editrice Astorina si è limitata a pubblicare le avventure di Diabolik, sia pure in forme diverse. Ogni mese appaiono in edicola un albo inedito e due ristampe cronologiche, cui si affianca la collana quadrimestrale Il Grande Diabolik. Ma a novembre 2015 è nata una nuova testata, DK, dichiaratamente ispirata al Re del Terrore ma con una visione “altra” dello stesso. Formato americano, sceneggiatura libera, disegni a colori. Ma soprattutto un taglio della narrazione (le storie sono scritte da me e Tito Faraci e magistralmente illustrate da Giuseppe Palumbo) si distacca completamente dalla tradizione diabolika. Il pubblico, soprattutto la parte più giovane, sembra aver apprezzato la novità.

Come è cambiato e si è evoluto il personaggio dalla sua creazione ad oggi?
Già verso la metà degli anni ‘60 le creatrici, Angela e Luciana Giussani, ridussero il lato “feroce” del Diabolik della prima ora per adattarlo a storie più “gialle” e meno “splatter”, come le definiremmo oggi. Una scelta vincente, visto che Diabolik è sopravvissuto a tutti i suoi epigoni e continua a riscuotere notevoli successi. Coerentemente e lentamente il Personaggio è “cresciuto” anno dopo anno, il suo legame con la compagna Eva Kant (indiscutibilmente il personaggio più rivoluzionario della saga) si è fatto più solido e articolato, e lo stesso è avvenuto per il rapporto con l’eterno avversario: l’ispettore Ginko. Per questo abbiamo messo la maiuscola al termine “personaggio”, a indicarne l’originalità e le mille sfaccettature della psicologia grazie alle quali, ancora oggi dopo quasi 850 episodi, siamo in grado di inventare una storia nuova ogni mese.

Qual è lo stato del fumetto italiano?
Certo, rispetto agli anni ‘80 il mercato del fumetto si è notevolmente ridotto. Moltissime testate, anche storiche, sono scomparse dalle edicole e poche le hanno sostituite. In compenso il pubblico è diventato più esigente e selettivo, si è aperto il mercato per produzioni autoriali distribuite in libreria e fumetterie. Come peraltro già era avvenuto in Francia, Spagna e Germania. Penso che ci sia un futuro sia per il fumetto seriale, come Diabolik o le testate Bonelliane, che per quello d’autore, sino a pochi anni fa considerato “di nicchia” e per questo snobbato dagli editori. Che, finalmente, si stanno ricredendo.

Alla luce di questo scenario, quali opportunità si aprono per gli addetti ai lavori?
Chi volesse oggi entrare nel mondo del fumetto, che sia sceneggiatore o disegnatore, deve sapere che gli spazi sono ridotti e la selezione spietata. Ma le buone idee, alla fine, riescono ancora a sfondare. Basta avere pazienza, costanza… e un poco di umiltà.

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