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Ettore Randazzo, “Scrivo per ribellarmi a qualcosa che non mi piace”

Nel libro “Doppio inganno” l’avvocato sottolinea l’importanza di avere “una giustizia senza ingiustizie”

MILANO – “Una giustizia senza ingiustizie, continuando comunque a denunciarne le magagne.” E’ questo il sogno dell’avvocato Ettore Randazzo, autore di “Doppio inganno”, libro ambientato a Pantalica Marina, un’affascinante isoletta siciliana parzialmente immaginaria e legata alla terraferma da un ponte. Protagonisti sono due fratelli, latifondisti in difficoltà economica, i quali si affidano a un’agenzia immobiliare londinese per la vendita di un vasto terreno all’epoca destinato al pascolo. Conosciamo meglio la trama del libro ed il suo significato attraverso le parole dell’autore.

 

Come nasce il suo romanzo “Doppio inganno”?

Forse scrivo per ribellarmi a qualcosa che non mi piace, per sognare liberamente quel che vorrei; una giustizia senza ingiustizie ad esempio, ma senza rinunciare a denunciarne le magagne. Ma anche per dare spazio a un avvocato autentico, controcorrente rispetto al mascalzone o alla macchietta che spesso troviamo nelle descrizioni mediatiche e letterarie.

 

Per lo stile e lo schema narrativo, si è ispirato ad autori o romanzi particolari?

Non mi sono ispirato a nulla, almeno consapevolmente. Tuttavia quel che leggo e che vivo, inesorabilmente, mi condiziona.

 

Ci sono elementi della realtà dal quale ha attinto per i personaggi e la trama di quest’opera?

La realtà incontri mie ma non c’è nessun fatto specifico. Nel romanzo i fatti sono tutti inventati, le sensazioni e le emozioni no.

 

La storia si svolge a Pantalica Marina, la quale ricopre un ruolo importante nello svolgersi delle vicende. Come mai ha scelto questo particolare luogo?

Il luogo è quello a me più vicino e più caro. Il nome di Pantalica Marina è inventato, ma non è difficile individuare quello autentico, fotografo del resto nella copertina.

 

Quali sono i suoi progetti futuri in ambito editoriale?

Per ora preferisco tenere per me i miei progetti, ammetto però che ne ho alcuni.

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