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Henri de Toulouse Lautrec, “l’anima di Montmartre”

Oggi il mondo dell’arte ricorda la scomparsa del pittore Henri de Toulouse-Lautrec, tra le figure più significative dell’arte del tardo Ottocento e tra gli ultimi pittori impressionisti. Artista maledetto che visse la propria vita e la propria arte su un unico piano di intensa partecipazione emotiva, Toulouse-Lautrec rimane un esempio emblematico dell’artista di fine secolo.

MILANO – Celebre artista e bohémien, Henri de Toulouse Lautrec è tra i pittori più noti del periodo post-impressionista francese, durante il quale la sua attività fu particolarmente creativa e innovatrice. A prima vista, le opere mature di Lautrec sembrano quasi create “di getto”, ma non è così. L’opera è frutto di studi preparatori al carboncino che si basano spesso su fotografie. Toulouse-Lautrec è soprattutto un grande disegnatore, portando la sua arte su un piano che era sconosciuto agli altri pittori impressionisti: quello della linea funzionale. Egli con la linea coglie con precisione espressionistica le forme, i corpi e lo spazio. Non solo. Anche le superfici vengono tutte intessute di linee che si intrecciano a formare suggestivi intrecci. Questa sua capacità di deformare la linea con grande capacità espressionistica rese la sua opera pittorica densa di suggestioni per i movimenti pittorici successivi.

GLI ESORDI – Henri de Toulouse-Lautrec nasce il 24 novembre 1864 ad Albi, nella regione francese dei Medi Pirenei, da una famiglia nobile, i cui interessi principali sono la caccia, i cavalli e la pittura. Fin da piccolissimo quindi Henri si dedica all’arte, che via via diventa il rifugio ideale per una vita segnata dalla sfortuna. Infatti, a causa dei matrimoni tra consanguinei contratti nelle precedenti generazioni, e tra l’altro i suoi stessi genitori erano cugini di primo grado, Henri soffrì di diverse malattie genetiche, tra cui la più evidente era il nanismo. Nel 1872, Lautrec si trasferì con la madre a Parigi, dove frequentò il Lycée Fontanes, dove conobbe Maurice Joyant, che divenne suo amico fidato e che alla morte di Henri, fondò il Museo a lui dedicato. Fisicamente inadatto a partecipare alla maggior parte delle attività sportive e sociali solitamente intraprese dagli uomini del suo ceto sociale, Lautrec si immerse completamente nella sua arte. Dopo aver studiato alcuni anni nello studio di Léon Bonnat, l’artista entrò nello studio di Fernand Cormon (fortemente influenzato dall’Impressionismo di Manet) a Montmartre dove venne a contatto con Emile Bernard, Vincent Van Gogh, Albert Grenier e Louis Anquetin.

IL SUCCESSO E LA MALATTIA – A Montmartre Lautrec tenne le sue prime esposizioni e nel contempo si avvicinò all’avanguardia degli Artistes Incohérents detti anche gli ‘Anarchici dell’Arte’, un gruppo di pittori ed illustratori che trattavano i temi artistici con umorismo ed anticonformismo. Nel 1889 Lautrec partecipò al ‘Salon des Indépendents’ organizzato dagli artisti dissociati dal ‘Salon des Artistes français’ a causa delle polemiche per la severità della giuria, esponendo le opere ‘Bal du Moulin de la Galette’ ed il ‘Ritratto di Forcaud ‘ che riscossero grande interesse. Sempre nello stesso periodo, si appassionò alla litografia; è di questo periodo la commissione di Charles Ziedler proprietario del Moulin Rouge per un manifesto pubblicitario. Lautrec scelse di rappresentare la sua grande vedette, la ballerina chiamata ‘La Goulue’, al secolo Louise Weber. Delle 15 esposizioni, tra il 1891 ed il 1897 Lautrec espose sette volte. Questo fece avvicinare l’artista al circolo Nabis, un gruppo di pittori che si radunavano intorno alla rivista la ‘Revue blanche’. A poco a poco le sue opere si diffusero e godettero di un favore sempre crescente. Ma l’alcolismo e la sifilide, contratta in un bordello dove ormai aveva preso casa, di certo non lo aiutarono. Lautrec morì il 9 settembre 1901, pochi mesi prima del suo trentasettesimo compleanno.

LO STILE – Henri de Toulouse-Lautrec venne spesso definito ‘l’anima di Montmartre’, il quartiere parigino dove abitava. Rappresentò spesso la vita al Moulin Rouge e in altri locali e teatri di Montmartre e di Parigi e, in particolare, nelle maisons closes (bordelli) dove a varie riprese fissò anche la sua dimora-studio, sebbene questo fosse vietato dalla legge: prima in quella di rue d’Amboise, poi in rue de Moulins. Estimatore dalla stampa giapponese, resa popolare da Théodore Duret, Lautrec diventò prima un collezionista di stampe di Ukiyo-e ed in seguito questa passione si ripercosse anche nel lavoro con la semplificazione della linea e la stesura del colore in modo piatto ed omogeneo. La tavolozza del pittore divenne molto semplice con la presenza predominante di blu e verdi, contrapposti ai viola ed ai rosa. A prima vista, le opere mature di Lautrec sembrano quasi create ‘di getto’, ma non è così: l’opera è frutto di studi preparatori al carboncino che si basano spesso su fotografie. I soggetti prediletti dall’artista sono i bar, locali e caffè-concerto a Montmartre; ma al contrario di altri pittori che popolavano quegli ambienti, Lautrec decise di rappresentare la gente e non il luogo. Nei suoi quadri vi era la raffigurazione del proletariato e dei suoi divertimenti e contemporaneamente delle ballerine di questi luoghi, “vedette” diventate celebri proprio grazie alle sue raffigurazioni. Probabilmente le rappresentazioni più famose di Lautrec sono però quelle delle maisons closes, le case chiuse parigine, dove raffigurò le prostitute ‘a tutto tondo’ sia nelle ore del lavoro che nel loro ambiente domestico, trascurando il lato erotico della rappresentazione e raffigurando raramente la clientela maschile.
Lautrec viene considerato anche uno dei maestri nella creazione di manifesti e stampe tra il XIX e il XX secolo. Lavorò come illustratore per le riviste La revue blanche e L’estampe originale; invitato da Manuel Luque, collaborò inoltre a lungo con la rivista satirica Le Rire.

9 settembre 2015

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